Il Crowdinvesting in Italia raccoglie 138,6 milioni negli ultimi 12 mesi

Presentato ieri il 2° report sul Crowdinvesting del Politecnico Milano secondo il quale equity crowdfunding, social lending e invoice trading hanno raccolto 138.6m in un anno

 

Report Crowd Investing politecnico milano 2017

In Italia tra l’1 luglio 2016 e il 30 giugno 2017 attraverso le piattaforme di crowdinvesting sono stati raccolti 138,6 milioni di euro, cifra che ha portato il valore totale del mercato a 189,2 milioni.

Sono i risultati del secondo Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano e presentato ieri mattina pressa la sede di Regione Lombardia. Il rapporto fotografa in modo esaustivo il fenomeno del crowdinvesting, ne individua limiti e potenzialità, descrive l’evoluzione della normativa e dell’industria e analizza i principali player dei tre i comparti del settore, cioè l’equity crowdfunding, il lending crowdfunding e l’invoice trading. La crescita li ha coinvolti tutti, grazie all’arrivo di importanti operatori sul mercato (soprattutto nel lending crowdfunding e nell’invoice trading), al primo significativo avvento degli investitori istituzionali e al determinante contributo dei capitali esteri.

Per crowdinvesting si intende l’opportunità per le singole persone fisiche, per società o anche per investitori istituzionali e professionali, di aderire, attraverso una piattaforma Internet, alla raccolta di fondi per un progetto imprenditoriale, in cambio di una remunerazione del capitale, e, quindi, a titolo di investimento. Quasi inesistente fino al 2012, il crowdinvesting nel 2016 si è trasformato in un fenomeno non più trascurabile.

Qui è possibile scaricare l’intero report in Pdf. Ma vediamo in estrema sintesi cosa emerge per ogni tipologia di raccolta.

L’equity crowdfunding

Alla data del 30 giugno 2017 le campagne di raccolta all’attivo erano più che raddoppiate, passando da 48 a 109, di cui 36 chiuse con successo, 53 chiuse senza successo e 20 ancora aperte. Il capitale raccolto dal 2014 ammontava a 12,4 milioni di euro, di cui ben 6,85, cioè oltre la metà, soltanto negli ultimi 12 mesi.

Sono stati inoltre censiti 1.196 investitori: 1.068 persone fisiche e 128 persone giuridiche, tra cui però è ancora molto bassa l’incidenza di investitori professionali, come i fondi di venture capital (solo 5).

La raccolta media, pari a 245.158 euro, è inferiore rispetto ai 12 mesi precedenti, e corrisponde ad una quota di equity offerta pari al 17,7%. Le 106 imprese che hanno presentato campagne di raccolta fino al 30 giugno sono attive in gran parte nelle piattaforme social/sharing (28 casi), nell’ICT (25 casi), nei servizi professionali (14 casi). La finalità della raccolta è legata agli investimenti in marketing (56% dei casi), nella ricerca-sviluppo e innovazione (42%) o nello sviluppo di piattaforme web/app (41%).

Lending crowdfunding

In Italia le piattaforme attive in quest’ambito sono decisamente aumentate: al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato, grazie soprattutto all’arrivo in Italia di due piattaforme francesi, ma anche alla crescita del segmento business.

I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% maschi con un’età compresa fra 38 e 46 anni. Gli individui finanziati hanno un’età simile, per il 71% sono maschi e la motivazione dominante per il prestito è la necessità di liquidità generale, seguita dall’acquisto di un veicolo e dal consolidamento del debito. Le imprese italiane finanziate dai portali business sono a oggi 261, di cui 198 fatturano meno di 2 milioni di euro. Rispetto al credito bancario, le condizioni di finanziamento non risultano essere sempre convenienti, ma viene apprezzata la rapidità di risposta offerta dalle piattaforme.

Invoice trading

L’invoice trading consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche per supportare il capitale circolante. Gli investitori anticipano l’importo della fattura, al netto della remunerazione richiesta.

In Italia sono quintuplicati i portali dedicati, passati da 1 a 5. Le risorse raccolte attraverso Internet al 30 giugno 2017 ammontavano a 88,5 milioni di euro, 8 volte quelli cumulati l’anno precedente. Le fatture cedute da imprese italiane attraverso l’invoice trading sono ormai più di 2.000 (erano 220 un anno fa).

Prospettive future

Ci sono tutte le premesse affinché il mercato del crowdinvesting in Italia prosegua sul sentiero di crescita anche per il futuro – secondo Giancarlo Giudici, Direttore scientifico dell’Osservatorio  -. L’equity crowdfunding è in attesa dell’apertura effettiva del mercato a tutte le PMI, ma il banco di prova sarà analizzare se le startup che hanno raccolto capitale nel passato saranno in grado di mantenere le promesse fatte nei business plan. Per il lending, la prospettiva più urgente è una riforma legislativa e fiscale che ‘sdogani’ definitivamente questa nuova asset class, eliminando gli svantaggi oggi esistenti senza rinunciare alla trasparenza del mercato per i retail. L’invoice trading è l’ambito dove la dimensione ‘crowd’ è meno significativa: gli investitori istituzionali continueranno ad alimentare la crescita nel breve termine e probabilmente i piccoli risparmiatori potranno accedere solo attraverso la partecipazione a fondi di investimento”.

Un commento:

  1. Pingback:Ecco cosa si può fare per far spiccare veramente il volo al social lending Italiano

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