L’Equity Crowdfunding in Italia nel 2019 vola al di sopra delle previsioni con 65m di raccolta

Nel 2019, la raccolta con equity crowdfunding in Italia ha superato i 65 milioni contro i 36 del 2018 e i 62 che avevamo previsto. Sono stati 140 i deal finanziati

 

Equity crowdfunding 2019 in Italia raccoglie 65 milioni

 

Nell’ottobre del 2018, con il patrocinio di AIEC (Associazione Italiana Equity Crowdfunding), avevamo rilasciato uno studio previsionale sulla crescita del mercato dell’equity crowdfunding per il 2019 e il 2020. Solitamente le previsioni sbagliano per eccesso, ma, a chiusura del 2019, la nostra è risultata invece errata per difetto, anche se di poco: per il 2019 prevedevamo 62 milioni di raccolta, mentre il consuntivo è stato di 65,6 milioni.

Una crescita, quindi, del 82% rispetto ai 36 milioni del 2018, grazie a 140 imprese finanziate (contro 113) e a 18.000 investitori (contro 9.500), con una raccolta media che è passata da 320 a 469 mila euro.

Lasciamo al lettore l’osservazione dei dettagli sulla pagina delle statistiche di Crowdfunding Buzz, mentre qui vogliamo sottolineare alcuni dei punti principali che ci sembrano emergere.

Le campagne

Delle 140 campagne chiuse con successo, ben 21 (il 15%) hanno raccolto più di 1 milione contro le 7 del 2018. Tra i round milionari del 2019, 11 sono relativi a imprese e 10 a progetti immobiliari. Inoltre, ben 6 hanno superato i 2 milioni, di cui due hanno raccolto più di 3 milioni. Nel 2018 solo una campagna aveva superato i 2 milioni.

La media di raccolta di 469 mila euro è dunque pesantemente influenzata dalle campagne milionarie: se queste in media hanno raccolto €1.652k le altre 119 hanno raccolto in media €260k.

Segnaliamo anche che per il primo anno da quando esiste l’equity crowdfunding in Italia, ogni trimestre del 2019 ha segnato una crescita rispetto al trimestre precedente, fino al record assoluto del 4 trimestre che ha visto una raccolta di 20 milioni, più della metà di tutto il 2018.

Il tipo di società più finanziata è stata la startup (99 campagne), ma si è vista finalmente una crescita delle PMI (36, di cui 15, tuttavia, sono progetti immobiliari) e una consistente presenza (5 round) di OICR (Organismi d’Investimento Collettivo del Risparmio).

Infine, è interessante notare che, negli anni è aumento progressivamente l’obiettivo di raccolta medio che è passato dai 125 mila del 2017, ai 160 mila del 2018, ai 223 mila del 2019, a sottolineare che le società in raccolta hanno più fiducia nello strumento e che, molto probabilmente, si è alzata anche la qualità media dell’offerta. E, infatti, è aumentata anche la quota di overfunding, che nel 2017 e negli anni precedenti è stato mediamente inferiore all’obiettivo di raccolta, nel 2018 è stato uguale e nel 2019 addirittura superiore (249 mila euro).

Le piattaforme

Mamacrowd si conferma la prima piattaforma per raccolta sia nel 2019 (13,8 milioni) sia complessivamente (29 milioni). Crowdfundme, che nel 2019 si è quotata in Borsa, segue a ruota con 10,2 milioni nel 2019 e 21,4 complessivamente. Walliance è la terza (10 e 17,5), oltre ad essere la prima tra le piattaforme di crowdfunding immobiliare.

Da notare che le prime due in graduatoria nel 2019 hanno finanziato meno imprese rispetto all’anno precedente (Mamcrowd 11 in meno e Crowdfundme 3), ma la raccolta media è cresciuta notevolmente: mentre nel 2018 è stata di €315k circa per entrambe, nel 2019 i round di Mamacrowd hanno raccolto mediamente 659k e quelli di Crowdfundme 444k.

Il balzo in avanti più consistente è stato fatto da Backtowork24 e da 200Crowd. La prima, nel cui capitale è entrata recentemente Banca Intesa, ha raccolto 7,1m contro 1,7 del 2018, finanziando ben 27 imprese contro le 6 dell’anno prima. Anche la seconda ha raccolto circa 7m (contro i 2,5 del 2018) con 14 round vs. 9 chiusi con successo. Ma mentre 200Crowd ha visto quasi raddoppiare la sua raccolta media (da 286k a 500k), Backtowork24 è in leggera controtendenza in quanto la raccolta media è diminuita (da 312k a 266k).

Anche Opstart, terza per numero di imprese finanziate complessivamente (50), ha vissuto una crescita consistente nella raccolta (da 2,6m a 4,7m) a quasi parità di imprese finanziate (20 nel 2018 e 19 nel 2019), con una media di raccolta, quindi, quasi raddoppiata (da 130k a 251k).

Tra le altre piattaforme “storiche”, è cresciuta anche WeAreStarting  con 11 campagne finanziate contro 7 e la raccolta passata 1m a 1,5m.

Peraltro, il dato forse più eclatante è costituito dal numero di nuove piattaforme che hanno esordito proprio nel 2019 (chiudendo almeno una campagna): sono 8, di cui due (House4Crowd e Build Around) immobiliari e una (Ecomill) specializzata in progetti dedicati al settore energetico. Le otto nuove piattaforme hanno contribuito con 4,8 milioni (e 9 round) alla raccolta complessiva, di cui, peraltro, 2,3 raccolti dall’unico round chiuso su TheBestEquity (e anche il primo effettuato da una squadra di calcio).

Gli investitori

Il 2019 ha visto aumentare consistentemente la base di investitori quasi raddoppiandola: da 9.500 a 18.000 (sebbene sia da notare che le nostre statistiche rilevano in realtà il “numero di investimenti”, molti dei quali sono certamente effettuati da chi investito più di una volta).

E, sebbene l’investimento medio sia leggermente diminuito da €3.800 a €3.600, è aumentato esponenzialmente il numero medio di investitori per campagna che nel 2018 era di 84 e nel 2019 è stato di ben 128.

Complessivamente, sono sempre Crowdfundme e Mamacrowd a concentrare la maggior parte degli investitori (ciascuna sfiora i 10.000 investimenti fatti dal rispettivo lancio). Con riferimento alla media di investitori per campagna, però, Walliance sembra avere il maggior seguito con 259, seguita da Crowdfundme (150), Mamacrowd (140) e 200Crowd (87). TheBestEquity ha in realtà la media più alta (274) ma riferita ad una sola campagna.

Conclusioni

Partito in grave ritardo rispetto al resto d’Europa, l’equity crowdfunding in Italia ha raggiunto una dimensione che inizia ad essere paragonabile con altri Paesi europei (escluso UK che continua a viaggiare su una scala diversa). Crediamo sia una crescita destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni, considerando da un lato la potenzialità ancora inespressa dell’offerta (l’Italia è un paese fatto di PMI) e quella ancora più inespressa della domanda (gli Italiani hanno un’enorme propensione al risparmio, ma non sanno più dove investire e tengono i soldi sul conto corrente).

Più nello specifico, proviamo a indicare alcune delle ragioni che potrebbero spingere ancora più in alto l’asticella dell’equity crowdfunding in Italia:

  • La qualità dell’offerta aumenterà ulteriormente, grazie alla maggiore conoscenza dello strumento da parte degli imprenditori, ma anche grazie alla strada del “crowdlisting” (la raccolta in crowdfunding finalizzata alla quotazione in Borsa) tracciata già nel 2019 da due campagne, rispettivamente su Opstart e Crowdfundme.
  • Di conseguenza, grazie alla maggiore possibilità di intravvedere una exit, un maggior numero di investitori (anche più qualificati), si sentirà più incentivato a diversificare il proprio portafoglio con investimenti a maggior rischio, ma con redditività allettanti.
  • Il crowdfunding immobiliare ha dimostrato di essere una chiave di ingaggio importante in quanto comprensibile e con exit più certe. Entreranno nuove piattaforme e si consolideranno quelle esistenti.
  • Il nuovo regolamento dell’equity crowdfunding, appena approvato da Consob, consente alle piattaforme di emettere mini-bond. Non sappiamo quante piattaforme saranno in grado di approfittarne efficacemente, ma, quelle che lo faranno, avranno la possibilità di ingaggiare un bacino di investitori molto diverso dall’attuale che potranno essere in grado di trasferire anche sull’equity.
  • La prossima approvazione di un regolamento europeo aprirà la strada alla sollecitazione del risparmio presso gli altri Paesi dell’UE, ampliando così esponenzialmente la base di potenziali investitori.