Report: la Gabanelli critica il regolamento Consob sull’Equity Crowdfunding

Report, Gabanelli critica reggolamento Consob su Equity Crowdfunding

Bel servizio di Report, domenica 7 dicembre, sul Crowdfunding. “Startup Sotries“, questo il titolo del servizio a cura di Michele Buono, ha cercato, con successo ci pare, di spiegare in termini semplici e concreti come funziona il reward crowdfunding, quali sono i vantaggi per l’economia di un Paese e per i giovani. E’ stata forse la prima volta in cui il servizio pubblico ha parlato di crowdfunding ad una platea vasta,  adottando un linguaggio non tecnico e sottolinenado gli aspetti di dirompente innovazione. Qui il video per chi se lo fosse perso.

Il servizio ha inoltre messo a confronto cosa si sta facendo in altri paesi, p.es. a Berlino o in Cile – dove l’eco-sistema è incentivato dallo Stato – rispetto all’Italia, dove esiste sì una legge (sull’equity crowdfunding), ma non una regia strategica.

In particolare, a seguito di un’intervista a Matteo Piras – co-fondatore di Starsup, la prima piattaforma di Equity Crowdfunding autorizzata da Consob – la Gabanelli ha brevemente riassunto i limiti del regolamento italiano. Limiti che avevamo già sottolineato subito dopo il suo rilascio e che si sono confermati tali alla prova dei fatti.

Qui di seguito riportiamo il testo dell’inciso della conduttrice, nel corso del servizio.

“Quanto siamo bravi noi a complicare le cose… insuperabili! Allora, come funziona la raccolta fondi attraverso la vendita di quote. Quando un’impresa ha una bella idea, la espone su una piattaforma internet e dice: “qualcuno vuole diventare nostro socio per sviluppare, per aiutarci a sviluppare, per esempio la barca solare, e poi se funziona ne costruiremo tante altre?” Chi ci crede, dal singolo cittadino all’investitore professionale, acquista quote di quella società.

Naturalmente per fare questo ci vuole una legge e un regolamento dell’autorità di controllo che segnala che a monte ci fosse caso mai una truffa, e che chi ci mette i soldi, sia in grado di farlo. Allora, negli Stati Uniti, la legge c’è ovviamente, ma il regolamento non l’hanno ancora completato. Intanto con la legge che hanno fatto, soltanto nell’ultimo anno, le aziende, le imprese hanno raccolto quote per 500 milioni di dollari.

Noi, in Italia, di progetti ne sono partiti 3, però il regolamento lo abbiamo fatto in quattro e quattr’otto: il regolamento da noi è completo. E perché si sono fatti soltanto tre progetti? Perché l’autorità di controllo, ovvero la Consob, ovvero il presidente Vegas ha messo dei paletti molto rigidi: ha stabilito che sopra i 500 euro, il cittadino che vuole investire, vuole acquistare quote per 501 euro, deve essere profilato dalla banca, come se acquistasse un prodotto rischiosissimo. E la banca può stabilire che non sei un soggetto adatto e quindi scoraggiarti. Inoltre, perché il progetto decolli, è obbligatorio che la banca entri con il 5%.Quindi l’intero meccanismo rimane nelle mani, nel controllo della banca.

Ma c’è un altro ostacolo che sta dentro la legge, ed è stato messo da Corrado Passera quando era ministro dello sviluppo, che ha stabilito che la vendita di quote attraverso internet è possibile soltanto per le start up tecnologiche. Se uno fa infissi o piastrelle, non lo può fare.

E infatti non è decollato un bel niente, nonostante come abbiamo visto le possibilità siano veramente enormi.

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