Il P2P lending vola ma la tassazione eccessiva ne tarpa le ali. Il ruolo del legislatore

Al contrario di altri investimenti, gli interessi ricavati dai prestiti tramite P2P lending sono tassati secondo il proprio scaglione Irpef. Una “svista” che rallenta il settore

 

P2P lending tassazione

Investire nel lending peer to peer significa investire direttamente nelle piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura dell’economia italiana. Significa dunque investire nell’economia reale.

Vedi caso, si tratta proprio dell’obiettivo che si è posto il legislatore quando, con la legge di stabilità 2017, ha istituito i PIR. I quali stanno superando le più rosee aspettative di raccolta: l’obiettivo del governo era €2 miliardi, e molto probabilmente il 2017 chiuderà a 10. La ragione di tale successo, tuttavia è prettamente fiscale: il privato cittadino (cui i PIR sono destinati in esclusiva) preferisce allocare i propri risparmi in fondi, più o meno simili a quelli in ci già investiva, perché beneficia di un tangibile vantaggio fiscale: le plusvalenze non saranno tassate.

Peccato che i fondi PIR non investono in PMI, ma al massimo in quelle quotate all’AIM: 87 imprese su 5 milioni di PMI (Fabio Allegreni ne ha parlato su Key4Biz.it).

Aggiungiamo che in un articolo sul suo blog, BorsadelCredito.it riporta le conclusioni dell’ultima Global Investment Survey 2017, realizzata da Legg Mason, uno dei principali gestori globali diversificati, nella quale emerge che il 59% è disposto a investire a medio termine e che il 35% del campione sarebbe spinto a investire o risparmiare maggiormente se ci fossero degli incentivi fiscali.

Dunque ci pare evidente che ci sia stata “svista” da parte del legislatore in relazione al P2P lending nonché alle PMI e agli investitori che ne beneficiano. Esso, infatti, si è “dimenticato” di assimilare la tassazione dei prestiti alle PMI tramite lending P2P alle altre forme di investimento, anche più rischiose di questa.

Dunque, per porre rimedio, basterebbe semplicemente estendere il sostituto di imposta (26%), che vige per qualsiasi altra forma di investimento, anche al lending P2P.

I vantaggi sono molteplici:

  • i risparmiatori avrebbero a disposizione un’alternativa di investimento realmente competitiva
  • molti più risparmi degli italiani confluirebbero direttamente nell’economia reale;
  • la riduzione fiscale non influirebbe sul bilancio dello stato perché un’aliquota più bassa sarebbe applicata su imponibile molto più elevato;
  • lo Stato incasserebbe di più e non di meno.

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