Quali sono le attività e i costi per lanciare una campagna di equity crowdfunding?

Crowd Advisors, con EdiBeez e AIEC, ha pubblicato il primo rapporto sulle attività e i costi delle startup italiane che hanno lanciato una campagna di equity crowdfunding

 

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L’equity crowdfunding, in questo 2016, sta finalmente decollando anche in Italia, se si considera che da Gennaio ad oggi sono state finanziate 12 società per più di 3 milioni di Euro (qui la nostra infografica aggiornata in tempo reale).

Ma convincere il “crowd” a investire online in imprese che, spesso, sono nella loro fase iniziale di vita, non è banale e richiede la pianificazione di una serie di attività la cui realizzazione può determinare il successo o l’insuccesso nel raggiungere l’obiettivo di raccolta.

Ma quali attività occorre realizzare per lanciare una campagna di equity crowdfunding di successo? E quanto si spende?

Proprio per tentare di rispondere a queste domande, i consulenti di Crowd Advisors, in collaborazione con il nostro editore EdiBeez e con il patrocinio di A.I.E.C. (Associazione Italiana Equity Crowdfunding), hanno realizzato il primo report sulle attività e i costi per lanciare e gestire una campagna di equity crowdfunding.

Si tratta della prima volta che una ricerca entra in questo tipo di merito, in cui viene anche analizzato il ruolo degli advisor esterni.

I dati del rapporto sono stati raccolti grazie alle risposte a un questionario inoltrato a tutte le società che avevano lanciato una campagna di equity crowdfunding sulle piattaforme italiane dal 2013 al luglio 2016, indipendentemente dal fatto che avessero avuto successo. Su 33 società contattate, 13 (il 39%) hanno risposto al questionario. Si tratta quindi di un campione piuttosto ristretto, che, pur non essendo possibile considerare scientificamente rilevante, può comunque fornire un importante termine di paragone, utile soprattutto a tutte le imprese che intendono finanziarsi con l’equity crowdfunding (v. sotto il rapporto completo).

Alessandro Maria Lerro, presidente di A.I.E.C., afferma: “Il forte coinvolgimento del crowd, motore pulsante di questo sistema economico, rende di estrema importanza il tema, se veramente si vuole capire se esistano e quali siano le regole del gioco. L’analisi di Crowd Advisors parte dall’Italia, un mercato ancora piccolo ma in forte evoluzione. Mentre da un punto di vista statistico i risultati possono sembrare limitati, vista la dimensione del campione, un approccio analitico precoce ha il vantaggio di effettuare una mappatura del mercato sin dall’origine, la cui completezza ed attendibilità negli anni sarà di indiscutibile valore scientifico”.

Tra i risultati evidenziati nel report, emergono alcune indicazioni particolarmente rilevanti:

  • Per il 62% delle imprese, la campagna ha avuto una durata di almeno 4 mesi, dal momento della decisione di effettuarla alla sua chiusura
  • Le società che hanno chiuso con successo hanno generato 31 nuovi posti di lavoro, soprattutto lavoratori dipendenti
  • Per tutte le attività prese in considerazione, si è registrato un tasso di successo maggiore se l’attività è stata affidata a consulenti esterni invece che svolta internamente
  • Il 23% non ha predisposto alcun piano di comunicazione, ma tale lacuna è stata penalizzante: solo il 33% ha avuto successo
  • Il mezzo di comunicazione privilegiato è stato Facebook (utilizzato nel 100% dei casi), seguito dalle “relazioni personali” (77%) e da LinkedIn (69%).
  • Il 38% delle società ha speso in totale per la campagna meno di 3.000 euro e il 31% tra 5 e 10.000 euro (esclusa la success fee dovuta alla piattaforma). Non ci sono però correlazioni dirette tra l’entità della spesa e il successo della campagna.

Di seguito, il rapporto completo (oppure scaricalo qui):

 

Un commento:

  1. Pingback:Crowdfunding quali sono i rischi e limiti per una startup - Startup Vincente

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