Regolamento UE crowdfunding: Italia indietro, manca ancora la nomina dell’authority

Il regolamento UE sul crowdfunding in Italia non può decollare, non è stata ancora nominata l’authority preposta. Chi rischia sono le piattaforme e, quindi, anche imprese e investitori

 

 

In un post su LinkedIn, l’avvocato Alessandro Lerro, presidente di AIEC (l’associazione delle piattaforme di equity crowdfunding) e del comitato scientifico di Assofintech, ha lanciato un accorato appello per sollecitare le istituzioni italiane a nominare finalmente l’authority responsabile per la concessione delle autorizzazioni ad operare secondo le norme del nuovo regolamento europeo sul crowdfunding. Ricordiamo che l’obbligo di adeguamento scatterà per tutte le piattaforme di equity e lending crowdfunding il prossimo Novembre.

Lerro, nel suo post, ha dichiarato: “Il settore delle pmi che negli ultimi anni ha trovato una significativa valvola di sfogo per l’approvvigionamento di finanza (oltre 3,5MLD nel 2022 per le varie forme di crowdfunding) rischia di trovarsi senza ossigeno per il blocco forzato delle attività. Il mercato fiorente degli operatori #fintech italiani sta per essere colonizzato da operatori esteri già dotati di autorizzazione europea. Ci vuole così tanto a nominare l’Autorità Competente? Non serve altro, le regole già ci sono. Occorre solo decidere chi rilascerà le autorizzazioni.

Il rischio per le piattaforme

Secondo quanto riporta Wired in un articolo di Luca Francescangeli, Francia e Spagna sono più avanti dell’Italia nel recepimento del regolamento e questo potrebbe portare a uno scenario in cui gli operatori locali non solo potranno avere le autorizzazioni nazionali nei tempi giusti, ma avranno anche l’opportunità di chiedere quella relativa ad altri mercati europei.

Potrebbe dunque accadere che mentre le piattaforme italiane, in assenza di autorizzazione europea, non potrebbero operare nè in Italia nè all’estero, quelle di altri Paesi UE, debitamente autorizzate, potrebbero raccogliere anche in Italia, colonizzando un mercato nazionale rimasto sguarnito.

Nello stesso articolo, Lerro aggiunge: “Non è un caso che l’Esma, l’Autorità europea che regola finanza e mercati, abbia recentemente suggerito alla Commissione europea di considerare una modifica al regolamento, estendendo il periodo di transizione a tutte quelle piattaforme che faranno domanda di autorizzazione entro il primo ottobre 2022”.

Appello alla politica

Nel post citato, ancora Lerro lancia un accorato appello alla politica, sostenendo che anche le stesse Autorità regolatorie sono vittime di questa situazione: “sono mesi che il mercato chiede un confronto senza ottenere risposte concrete. In un clima di leale collaborazione per la crescita complessiva del mercato, con le Autorità finanziarie parliamo sempre di responsabilizzazione degli operatori fintech, di crescita del livello di #competenza, di attenzione per la compliance, di investor education, di definizione di soglie di responsabilizzazione, di necessità di investimenti coerenti con il ruolo di intermediari finanziari, nonostante la spinta disintermediazione della finanza digitale. La responsabilità politica è ormai sotto gli occhi di tutti. È ora che la politica faccia la sua parte. Non è difficile“.

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