Matis debutta in Italia proponendo club deal per co-investire in opere d’arte contemporanea, a partire da 20k. Alla guida Alberto Bassi, già co-fondatore di Backtowork
Sul mercato italiano debutta Matis, società che propone in Europa co-investimenti in opere d’arte tramite club deal. L’attività è vigilata dall’Autorité des Marchés Financiers (AMF), ente regolatore francese equivalente alla Consob, che ha rilasciato un’autorizzazione valida in tutta l’Unione Europea.
La genesi di una nuova asset class dedicata all’arte
Dopo le attività in Francia e Svizzera, la società amplia la sua presenza in Italia con l’intenzione di coinvolgere investitori privati, family office, operatori di wealth management e private banking nell’opzione di diversificazione rappresentata dal co-investimento in opere d’arte.
Per lo sviluppo nel mercato italiano, i fondatori Arnaud Dubois e François Carbone, con esperienze rispettivamente nei settori dell’arte e degli investimenti finanziari, hanno coinvolto Alberto Bassi.
Bassi, imprenditore, manager e venture capitalist, era stato co-fondatore di BacktoWork, piattaforma italiana di equity crowdfunding, lasciata nel 2024, e del private equity Eighteen Capital.
Un track record già consolidato
Fondata nel 2023, la società ha già selezionato e finanziato 65 opere ed effettuato 16 rivendite, inclusa quella di un’opera di Lucio Fontana. Sono stati restituiti agli investitori oltre 14 milioni di euro, con un rendimento medio netto del 17,7%.
Il tasso interno di rendimento annualizzato netto delle spese (non garantito) risulta pari al 33,3% (dati al 2 settembre 2025).
Matis ha raccolto 5 milioni di euro nel primo anno e oltre 30 milioni di euro nel 2024, fissando come obiettivo 60 milioni di euro entro il 2025.
Come funziona Matis
Il settore dell’arte viene generalmente considerato un bene rifugio, storicamente accessibile soprattutto a collezionisti e investitori istituzionali.
Matis punta ad ampliare l’accesso a questa tipologia di investimento, attraverso club deal dedicati ad artisti riconosciuti del XX secolo – tra cui Andy Warhol, Lucio Fontana, Pierre Soulages, Alighiero Boetti, François-Xavier Lalanne – definiti blue chip, con opere valutate fra 500 mila e 5 milioni di euro.
Nell’ambito artistico, le opere blue chip sono considerate quelle di valore elevato, impattanti per la storia dell’arte e riconosciute da istituzioni, gallerie e collezionisti, caratterizzate da stabilità, crescita del valore e liquidità.
Matis si avvale di un team specializzato nella valutazione e selezione delle opere e dispone di una rete di mercanti e gallerie per le operazioni di rivendita.
I club deal proposti prevedono una durata massima dell’investimento pari a 5 anni e un periodo medio di detenzione stimato (non garantito) di due anni. La soglia minima di investimento è fissata a 20mila euro.
I commenti dei protagonisti
“Acquistare direttamente arte contemporanea richiede competenze, capitale e una rete di esperti spesso difficile da costruire”, ha spiegato il co-founder di Matis Arnaud Dubois.
“Matis semplifica questo processo grazie alle proprie competenze nel campo dell’arte e in finanza. In questo modo apriamo agli investitori privati l’opportunità di investire in un bene rifugio come l’arte prima riservata a pochi collezionisti o invesitori istituzionali. Tutto attraverso un processo di investimento trasparente e regolamentato”, ha aggiunto Dubois.
“Milano è il principale hub finanziario in Italia e un centro nevralgico della cultura europea, con una lunga tradizione artistica e una forte presenza di HNWI che vogliono diversificare i propri investimenti anche nei private market. Dopo la Francia e la Svizzera, abbiamo individuato anche in Italia uno spazio per istituzionalizzare l’investimento in arte come nuova asset class accessibile in modo trasparente”, ha proseguito François Carbone, co-founder di Matis.
Alberto Bassi, head of Italy di Matis, ha concluso: “L’Italia rappresenta un passaggio strategico nell’espansione europea di Matis. La tutela e la crescita del proprio patrimonio restano al centro delle priorità degli investitori privati, che si muovono in un contesto caratterizzato da volatilità e incertezza. Allo stesso tempo, wealth manager, private banker e family office sono sempre impegnati a individuare nuove soluzioni di diversificazione e strumenti decorrelati dai mercati finanziari tradizionali”.