Assofintech presenta 12 richieste al governo per sviluppare il Fintech e avvicinare l’Italia all’Europa

Assofintech ha presentato alla commissione finanze della camera 12 soluzioni operative relative a equity e lending crowdfunding, investimenti e burocrazia

 

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Assofintech, associazione nata recentemente per rappresentare le società Fintech ed Insurtech in Italia, ha presentato a Roma alla Commissione Finanze della Camera una serie di 12 punti operativi che ci si augura vengano accolti dai deputati e inseriti nella prossima legge di bilancio.

I punti presentati dalla delegazione di Assofintech, costituita da Alessandro Lerro, presidente ad interim di Assofintech, oltre che presidente di AIEC, da Fabio Allegreni e da Stefania Peveraro, sono relativi a quattro aree fondamentali: Equity Crowdfunding, Lending crowdfunding, attrazione degli investitori e riduzione della burocrazia negli investimenti online.

Equity Crowdfunding

  • Possibilità per le piattaforme di equity crowdfunding di intermediare anche strumenti di debito e non soltanto quote azionarie, con l’accortezza che, in tal caso siano ammessi soltanto gli investitori professionali.
  • Facilitare gli investimenti in pmi non innovativeeliminando per queste l’obbligo che il 5% dell’investimento sia sottoscritto da investitori professionali. Infatti, per questo tipo di società, come ristoranti, imprese commerciali, turistiche, real estate, ecc., non esistono investitori professionali esperti né interessati specificamente a questi settori, quali i fondi di VC o i Business Angels per le startup innovative.
  • Sostenere lo sviluppo di un mercato secondario delle quote, consentendo il ricorso al regime già previsto dall‘art. 100-ter del TUF, anche successivamente alla sottoscrizione. Oggi, ma solo in sede di offerta, è tecnicamente possibile intestare fiduciariamente a un intermediario finanziario le quote acquistate. Il vantaggio è che poi l’acquirente le può rivendere a un terzo senza andare dal notaio, ma semplicemente cambiando l’intestazione fiduciaria. Cosa che facilita la creazione di un secondo mercato (i costi e la burocrazia della transazione sarebbero enormemente più bassi). Ma l’intestazione fiduciaria non è oggi consentita in una fase successiva a quella di chiusura della campagna di equity crowdfunding

Lending crowdfunding

  • Tassare gli interessi percepiti dai prestatori come reddito da capitale con l’aliquota del 26% così come avviene per tutti gli altri strumenti finanziari simili. Non ha senso, come avviene ora, che interessi e capital gain derivanti da investimenti in prestiti siano tassati come reddito personale in aliquota marginale.
  • Consentire che gli interessi passivi pagati dalle imprese possano essere dedotti così come avviene a fronte di finanziamenti ottenuti da banche, da fondi o tramite emissione di bond che possono essere dedotti sino al 30% dell’ebitda.
  • Ricorso al Fondo centrale di garanzia anche per i prestiti erogati da privati, così come previsto per banche e fondi private debt.

Attrarre investitori

  • Appoggio alla risoluzione votata all’unanimità dalla Commissione Finanze della Camera la scorsa settimana (ne abbiamo parlato qui), con la quale impegna il governo a modificare la normativa in modo da vincolare il 3% dei PIR a investimenti in Venture Capital e piattaforme P2P lending che investono in startup e pmi innovative. Tuttavia, Assofintech ha proposto di eliminare la parola “innovative”, in modo da convogliare più risorse dei Pir su tutte le PMI non quotate.
  • Facilitare l’accesso alle quotazioni su sistemi multilaterali di negoziazione, riducendo gli oneri economici iniziali (per esempio prevedendo un credito d’imposta per le spese di quotazione) e quelli di gestione (per esempio prevedendo una riduzione dei costi annuali di compliance accorpando il numero delle autorità di controllo alle quali fare riferimento.
  • Eliminare il rischio che le operazioni di capitalizzazione a round successivi siano sfruttate opportunisticamente per disinvestimenti a danno dei nuovi investitori, sfruttando le norme sul diritto di recesso.

Riduzione della burocrazia

  • Introdurre il concetto di sandbox per le società fintech aprendo un tavolo di lavoro che includa Mise, Consob, Ordini Professionali, Mef, Agid, oltre ad Assofintech, per facilitare l’introduzione di novità tecnologiche quali digital identity, contratti digitali, notarizzazione tramite blockchain. Nel Regno Unito e in parecchi altri paesi nel mondo sono previste deroghe normative e regolamentari per le startup che ne facciano richiesta per testare per un periodo limitato i propri prodotti e servizi in un ambiente protetto, senza dover condurre preventivamente importanti investimenti solo per adeguarsi alle norme.
  • Consentire, in tema di antiriciclaggio, la cosiddetta “adeguata verifica” a distanza (cioé online) con forme e modalità che non richiedano più impegni in termini di tempi e costi rispetto a quelle richieste dalle norme comunitarie. Questo al fine di non diventare terra di conquista per gli istituti di pagamento stranieri con passaporto europeo, che utilizzando norme più favorevoli, risultano essere più competitivi. Sul tema, si veda anche il video del Caffé di BeBeez dello scorso 17 ottobre.
  • Fare modo che i lavoratori dipendenti che hanno investito in startup e PMI innovative possano dichiarare la detrazione fiscale del 30% senza dover produrre il modello Unico, come avviene ora, ma la possano inserire direttamente nel modello 730. Oggi, infatti, il costo del commercialista per compilare il modello Unico rischia di essre più alto di quello dell’investimento stesso.

3 commenti:

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