Come gestire i rischi dell’equity crowdfunding e investire con successo

Investire in startup con l’equity crowdfunding presenta, per definizione, dei rischi. Ma alcune strategie possono drasticamente ridurli. Senza rinunciare troppo al proprio istinto…

 

Investire in equity crowdfunding riducendo i rischi

L’Equity Crowdfunding consiste nella raccolta di piccole somme di denaro da molte persone (“il crowd”) a fronte della vendita di azioni, in genere attraverso un portale online. La Consob per prima e le sue omologhe nel mondo in seguito, hanno approvato negli ultimi due anni le norme per regolare questo tipo di raccolta, soprattutto a tutela dell’investitore. Quindi, ora è il momento per gli investitori italiani di iniziare a familiarizzare con i rischi dell’equity crowdfunding e con alcune strategie efficaci per la loro gestione.

Come tutti gli investimenti, l’equity crowdfunding comporta rischi. Rischi peraltro simili ad altri tipi di investimento, per esempio quelli in startup effettuati dagli angel investors. Pertanto, un buon modo per individuare strategie efficaci di gestione dei rischi relativi all’equity crowdfunding è di esaminare le strategie da loro comunemente utilizzate.

Quattro strategie che gli “Angels” usano per la gestione del rischio sono: la diversificazione, la ricerca di rendimenti elevati, lo svolgimento di due diligence, e investire per il lungo termine.

Diversificazione

Poiché finanziando un’unica start-up si rischia di perdere l’intero investimento, si dovrebbero distribuire i soldi che si è deciso di investire in equity crowdfunding tra almeno dieci diverse società. Inoltre, le imprese in cui si investe dovrebbero essere abbastanza diverse l’una dall’altra in modo da non esporsi a rischi legati all’area geografica o al settore industriale, tenendo anche conto che all’investimento in start-up dovrebbe essere destinata una porzione modesta del proprio portafoglio finanziario – una buona regola è non più di un decimo – e che è consigliabile assicurarsi che le performance delle altre attività in cui si è investito non siano strettamente correlate con quelle delle startup.

Rendimenti

L’attività di investimento si dovrebbe concentrare sulle imprese per le quali si prevede di generare un alto tasso di rendimento. Poiché almeno otto su dieci startup non riusciranno a restituire il capitale investito, è necessario che quelle che invece ci riescono siano in grado di generare rendimenti molto alti in modo da più che compensare le perdite ed avere così un portafoglio complessivo con un rendimento positivo.

Due diligence

Si dovrebbero esaminare attentamente tutti gli investimenti che si intende effettuare. E’ sicuramente un vantaggio investire attraverso le piattaforme online che effettuano un attento screening iniziale delle opportunità di investimento, ma può non essere sufficiente. Bisogna armarsi di tempo e pazienza per separare il grano dal loglio. Per esempio, in assenza di bilanci passati, è utile considerare le iniziative di startup che operano in settori conosciuti, valutare se il team è completo e copre tutte le aree funzionali al proprio business, considerare se uno o più soci hanno già avuto alle spalle storie di successo. Oppure, anche, monitorare che e quanto altri finanziatori stanno investendo. Ma, a volte, è anche importante seguire il proprio istinto e dare fiducia alla pancia o al cuore.

Prospettiva di lungo termine

Quando si investe attraverso questo nuovo approccio agli investimenti in una società giovane, si acquistano azioni di un’impresa privata che non possono essere vendute facilmente. Infatti, l’investimento, probabilmente, non potrà essere liquidato per almeno tre-cinque anni. E’ allora consigliabile pianificare di tenere le azioni per un lungo periodo e, magari, scegliere le imprese che presentano una buona opportunità di exit cioè iniziative che per tipo di innovazione e di settore in cui operano si prestano ad essere acquisite da altre aziende o che abbiano una possibilità di quotarsi in borsa.

Un commento:

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