La rinascita del Parma Calcio passa dal crowdfunding. Con qualche dubbio…

Parma Calcio 1913 ha lanciato una campagna di crowdfunding su Eppela per vendere gli abbonamenti ai propri tifosi. Si tratta di vero e proprio crowdfunding?

 

Parma crowdfunding

Martedì scorso 28 Luglio, la piattaforma di reward crowdfunding Eppela ha lanciato “noi siamo Parma” una campagna per raccogliere fondi a favore del Parma Calcio 1913, la nuova società che tenterà di riportare Parma ai suoi antichi fasti calcistici.

Si tratta in realtà di una campagna abbonamenti unica nel suo genere, che intende coinvolgere fin da subito i propri supporter, che hanno condiviso insieme alla squadra sia grandi successi che un doloroso epilogo. Fino al 29 agosto, i tifosi del Parma possono acquistare l’abbonamento alle partite casalinghe della propria squadra. Con il “finanziamento collettivo” di Eppela, Parma Calcio 1913 punta, come primo obiettivo, a distribuire 4.000 abbonamenti.

A ieri, quindi in soli due giorni, erano già stati sottoscritti più di 2000 abbonamenti.

Ma, sui social network (es. il Gruppo Crowdfunding Italia su FB), molti si stanno chiedendo se si tratti di vero e proprio crowdfunding.

Nella forma, in effetti, non c’è nulla di diverso da una normale vendita di abbonamenti che qualsiasi squadra potrebbe lanciare sul proprio sito. I “reward”, infatti, sono strettamente legati all’ottenimento di un abbonamento: 3 tipi per la curva nord e 12 per la tribuna centrale. Inoltre, nella pagina descrittiva non è indicato se si tratti di una campagna “all or nothing” o di una “take it all”. A occhio, però, visto che si tratta di vendere abbonamenti, presumiamo che sia “take it all” e che l’obiettivo sia un riferimento, come peraltro accade in tutte le campagne di questo genere (anche su Indiegogo).

Per rispondere alla domanda, noi riteniamo:

  1. che si tratti di vero e proprio crowdfunding
  2. e che, comunque, lo sia o non lo sia, non è rilevante

Il crowdfunding è una forma moderna di colletta, che viene accelerata dal fatto di sfruttare bene le dinamiche del web e dell’ingaggio di comunità virtuali di persone.

Se a fronte dei soldi richiesti si offre un prodotto, un servizio, un abbonamento allo stadio, il fatto che la campagna abbia successo o no dipende SOLO da quanto interessante essa sia per la gente. Cioè per il crowd. E’ questo tra l’altro che fanno Kickstarter e, soprattutto, Indiegogo che ha messo anche a disposizione la funzione InDemand, praticamente un vero e proprio sito di eCommerce.

Se la campagna va male, il problema è di chi l’ha lanciata e, in misura minore, della piattaforma. Non certo della congruenza con una presunta “etica” del crowdfunding.

Nella fattispecie, Parma Calcio 1913 ed Eppela hanno lanciato una campagna che:

  • coinvolge una comunità d’interesse (i tifosi del Parma)
  • offre dei reward (gli abbonamenti)
  • ha un target e una modalità di raccolta (4000 abbonamenti e “take it all”)

Si poteva fare di più e meglio per attrarre per esempio anche i non-tifosi del Parma? Certo, e con questo? Son scelte.

Ma allora tutte le squadre di calcio, basket, pallavolo ecc… possono vendere i loro abbonamenti attraverso una piattaforma di crowdfunding? Certo, e con questo? Bene! Ben vengano! Dovranno solo essere consapevoli che devono spiegare ai tifosi la differenza tra acquistare lì, piuttosto che su eTicket, sul proprio sito o presso la sede fisica della società. E fare bene i conti di quanto gli costa (success fee alla piattaforma, fee alle carte di credito, on line marketing).

A nostro parere “crowdfunding” è un’opportunità di marketing e un facilitatore per la visibilità e le transazioni (ruolo della piattaforma). E, come tutte le operazioni di marketing, sta nelle mani del “marketing manager” capire il suo target e utilizzare al meglio i mezzi più adatti per raggiungerlo.

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