Rapporto del Parlamento Europeo su sharing economy e crowdfunding

Secondo uno studio pubblicato dal Parlamento Europeo, il crowdfunding è destinato a disintermediare banche e finanza tradizionale

 

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Nelle ultime settimane del 2015, il Parlamento europeo ha pubblicato un ampio documento sull’economia collaborativa. I cambiamenti dell’economia determinati dalla condivisione e dalla tecnologia hanno già modificato intere industrie.

I responsabili del Science and Technology Options Assessment (STOA) che hanno redatto il documento per conto del Parlamento, hanno tentato di spiegare l’impatto dei big data e di Internet nonché della tecnologia che consente ai consumatori di collaborare in maniera sempre più profonda. All’interno di questo ambito, come ci si potrebbe aspettare, sono considerate anche le nuove forme di finanziamento.

Per quanto riguarda i risultati macroeconomici sul contributo della sharing economy al commercio, STOA afferma che l’impatto sarà enorme e “sentito in tutto il mondo“.

La sharing economy non riguarda solo le nuove tecnologie, ma ha anche a che fare con nuovi processi. I dati, nonché i beni e i servizi avranno di nuovo un valore intrinseco. Il denaro di qualsiasi tipo, cripto o reale, non sarà l’unica unità monetaria in molte transazioni. La tassazione sarà più difficile, ma nuovi modelli sono possibili. I governi devono pur continuare a funzionare …

STOA definisce il crowdfunding una “potente fonte di finanziamento per la fase iniziale di vita delle start-up innovative“, ma rileva anche che sono state finanziate un certo numero di frodi. La pressante necessità di fornire capitale alle piccole e medie imprese, un settore in cui il crowdfunding ha già superato i business angels, è bilanciata dalla “scarsa-responsabilità” relativa ai progetti finanziati dal crowd. Questo è forse poco applicabile in Italia dove il regolamento Consob è molto attento alla tutela dell’investitore.

Le imprese innovative in Europa sono “cronicamente sotto-finanziate” e il crowdfunding può essere lo strumento finanziario per contribuire a risolvere questo male persistente. Gli autori ritengono che il crowdfunding potrà eventualmente “disintermediare gli attori bancari tradizionali in Europa“. La vecchia finanza infatti sembra stia mettendo un prezzo troppo alto sul rischio e quindi rinuncia a innovazioni digitali potenzialmente redditizie.

Per quanto riguarda le raccomandazioni, STOA raccomanda di lanciare iniziative per sensibilizzare opinione pubblica e governi sul tema del crowdfunding. Vi è la necessità di eliminare le incertezze legali, soprattutto dal punto di vista pan-europeo. Inoltre è fondamentale proteggere i cittadini da atti di frode, promuovendo al contempo la responsabilità.

Il rapporto parla anche di “shadow banking” e di intermediari emergenti che forniscono servizi bancari oltre i confini della banca tradizionale.

In conclusione, lo studio è fin troppo imponente e tenta di includere molti elementi. Certamente Big Data, Internet e le economie di scala guideranno la crescita esponenziale nel settore dei servizi finanziari digitali. Ma la “internet finance“, tra cui il crowdfunding, sebbene sia parte della sharing economy, dovrebbe forse essere trattata come una questione politica separata.

Il rapporto, incorporato qui di seguito, è interessante da leggere da un punto di vista politico, per capire come l’Europa tenta di cogliere i cambiamenti sismici che si verificano nella sua economia.

The Collaborative Economy European Parliament EPRS_STU(2015)547425_EN

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