Unione dei Mercati dei Capitali: l’Europa ha bisogno di riforme urgenti per competere a livello globale

L’Europa ha il potenziale per competere a livello globale nel mercato dei capitali, ma continua a perdere terreno rispetto agli Stati Uniti e ad altri mercati internazionali

 

Rapporto su Unione mercato dei capitali

 

L’ottava edizione del rapporto sull’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU) dipinge un quadro chiaro: nonostante alcuni segnali positivi, il divario di competitività con i principali mercati mondiali si sta allargando e serve un’accelerazione decisa delle riforme.

Un ritardo che costa caro

I miglioramenti registrati in alcuni indicatori chiave sono risultati modesti, confermando le difficoltà strutturali dei mercati europei.

Il rapporto, realizzato da AFME con il supporto di undici organizzazioni internazionali (tra cui Climate Bonds Initiative, EBAN, EFAMA, EUROCROWD, European Investors, EuropeanIssuers, FESE, InvestEurope, ACC e PensionsEurope), evidenzia l’urgenza di implementare l’Unione del risparmio e degli investimenti (SIU – Savings and Investment Strategy) per canalizzare i capitali in modo più efficiente.

L’Europa possiede il livello di risparmio e il potenziale necessari per competere globalmente, ma la frammentazione dei mercati finanziari continua a rappresentare un ostacolo significativo.

I dati sono eloquenti: solo il 6% del capitale azionario raccolto proviene da un paese estero, in netto calo rispetto al 10-14% di due decenni fa.

Le obbligazioni crescono, ma le IPO affondano

Se da un lato il 2025 ha registrato livelli record nell’emissione di obbligazioni (256,7 miliardi di euro nei primi sei mesi, il volume più alto dal 2003 se il trend dovesse confermarsi), dall’altro le IPO continuano a deludere. Le nuove quotazioni sono diminuite del 23%, mentre mercati come Stati Uniti, Cina, Giappone e Australia hanno visto crescere le IPO del 20-60%.

Un dato particolarmente significativo: nella prima metà del 2025 si sono realizzate 33 IPO di società europee, rappresentando il 49% delle nuove quotazioni in Europa, ben lontane dal 79% del 2020. Le aziende europee stanno chiaramente optando per alternative diverse dai mercati pubblici.

La crescita silenziosa dei mercati privati

Un fenomeno che merita attenzione è l’espansione dei mercati privati come fonte di finanziamento. Credito privato, private equity, business angels ed equity crowdfunding rappresentano oggi il 20% dei finanziamenti basati sul mercato nell’UE, rispetto all’8% del 2014.

Particolarmente indicativo è il comportamento degli unicorni, società con valutazione superiore a 1 miliardo di dollari.

Il 70% degli unicorni europei del 2016 aveva realizzato un’IPO entro quattro anni, mentre oggi il 90% degli unicorni del 2021 è rimasto privato, con solo il 5% che ha scelto la quotazione in borsa. Un cambiamento radicale nelle strategie di exit che riflette le difficoltà strutturali dei mercati pubblici europei.

Il ruolo cruciale del risparmio retail

Il rapporto evidenzia una correlazione diretta tra investimenti delle famiglie e liquidità del mercato. I paesi con maggiore risparmio pro-capite, come gli Stati Uniti con 290.000 dollari, vantano mercati più efficienti.

L’analisi dimostra che un aumento del 10% del risparmio retail pro-capite può ridurre di circa il 6% il gap tra domanda e offerta di azioni.

Incoraggiare gli investimenti al dettaglio diventa quindi fondamentale per rafforzare i mercati dell’UE, ma resta la sfida di bilanciare l’incentivo al risparmio dei cittadini con la necessità di canalizzare questi capitali verso il finanziamento delle società europee.

L’Italia nel contesto europeo

Per quanto riguarda l’Italia, nei primi sei mesi del 2025 il nostro paese ha migliorato la sua posizione classificandosi al nono posto tra i paesi UE per competitività dei mercati dei capitali, rimanendo però ancora leggermente al di sotto della media europea.

Una nota positiva: il 2025 potrebbe segnare per l’Italia la maggiore emissione di obbligazioni investment grade dal 2000.

Le riforme necessarie

Gli interventi considerati cruciali dalle autorità europee includono l’implementazione del Listing Act per semplificare le quotazioni in borsa, lo sviluppo delle cartolarizzazioni, la revisione dell’EuVECA per favorire la canalizzazione del risparmio retail e il contributo dei mercati privati, l’evoluzione dello scenario sulle exit strategies, l’implementazione rapida della tecnologia DLT e digitale nei mercati dei capitali, e lo sviluppo di bacini di capitale per aumentare la liquidità.

Ridurre le inutili complessità e i costi correlati può migliorare gli investimenti e l’innovazione, rafforzare la competitività e contribuire a sbloccare i capitali privati affinché l’Unione dei mercati dei capitali europei possa raggiungere pienamente i propri obiettivi.

Conclusioni

L’Europa si trova a un bivio cruciale. Con i giusti interventi normativi e un’accelerazione delle riforme, l’Unione del risparmio e degli investimenti potrebbe finalmente sbloccare le risorse necessarie per finanziare l’innovazione e la crescita.

Il tempo però stringe: ogni anno di ritardo costa competitività e opportunità perse rispetto ai mercati globali.

La posta in gioco è alta: non si tratta solo di efficienza dei mercati finanziari, ma della capacità dell’Europa di attrarre e trattenere capitali, talenti e innovazione nel lungo periodo.

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