La sfida del crowdfunding italiano nel 2023: consolidamento, normative e opportunità

Il 2023 ha portato al Crowdfunding italiano sfide e opportunità con l’entrata in vigore del Regolamento Europeo. Le piattaforme si adattano e cercano strategie sostenibili

 

BeBeez Magazine crowdfunding

 

E’ uscito il nuovo numero del Magazine mensile di BeBeez che, questa volta, è dedicato in gran parte al Crowdfunding e alle sue nuove sfide, dovuto in gran parte all’introduzione del nuovo Regolamento Europeo (clicca qui per sfogliare il Magazine con tutti gli articoli di approfondimento).

Secondo la Redazione di BeBeez, il 2023 sarà un anno indelebile nella storia dei portali italiani di crowdfunding. Quest’anno ha visto l’entrata in vigore del tanto atteso Regolamento Europeo sul Crowdfunding, che ha abbattuto le barriere imposte dagli Stati membri alla raccolta di capitali da parte delle piattaforme estere.

In Italia, ciò ha comportato, tra l’altro, la rimozione dell’obbligo di raccogliere almeno il 5% del capitale presso investitori professionali, aprendo le porte a nuove prospettive su scala continentale.

E’ iniziato il consolidamento del mercato

Tuttavia, i portali italiani si sono presentati a questa svolta con condizioni molto diverse tra loro. L’entrata in vigore del Regolamento, il 10 novembre 2023, ha accelerato il processo di consolidamento del mercato, evidenziando la polarizzazione intorno a operatori leader in ciascun segmento.

Ad esempio, Mamacrowd, controllata dal gruppo Azimut, ha rappresentato quasi il 60% della raccolta dell’equity crowdfunding nel 2023.

Situazioni simili sono emerse per Recrowd nel lending crowdfunding immobiliare e Walliance nell’equity crowdfunding di progetti immobiliari, che hanno dominato i rispettivi segmenti di mercato.

L’impatto del nuovo Regolamento Europeo

Il nuovo Regolamento Europeo, se da un lato ha aperto nuove opportunità, ha posto anche nuovi oneri. Gli operatori più piccoli potrebbero faticare a sopravvivere, considerando anche che ottenere l’autorizzazione a operare a livello europeo è stato più difficile per i portali italiani rispetto ai loro omologhi europei.

L’autorizzazione è concessa dalle autorità nazionali, come Consob e Banca d’Italia in Italia, le quali possono applicare standard più severi rispetto alle norme UE.

Ma in Italia, il processo di autorizzazione è stato rallentato a causa dei ritardi nel recepimento della normativa comunitaria e nella designazione dell’autorità competente. Solo a partire dalla seconda metà di giugno le piattaforme italiane hanno potuto presentare le prime domande di autorizzazione, e i tempi di attesa sono stati consistenti, spesso superiori a 5-6 mesi.

Il trattamento disomogeneo rispetto alle piattaforme estere e le lunghe attese hanno portato a una disparità nelle operazioni di autorizzazione. Solo 19 delle 83 piattaforme precedentemente operative in Italia hanno ottenuto l’autorizzazione europea fino ad oggi.

Gli svantaggi rispetto alle piattaforme di altri Paesi europei

Le piattaforme italiane si sono trovate in una situazione di svantaggio rispetto a quelle europee, che hanno concluso l’iter un anno prima, guadagnando un vantaggio competitivo rispetto al mercato italiano.

Il processo di autorizzazione è stato più rigoroso per le piattaforme italiane, che hanno dovuto rispondere a dettagliati questionari sui profili e l’ammissibilità degli investitori, a differenza delle controparti europee che hanno affrontato un processo più agevole.

Un aspetto critico è emerso nel contesto del debt crowdfunding, dove la disparità fiscale nel trattamento degli interessi può essere penalizzante. Ad esempio, in Spagna, i portali agiscono come sostituti d’imposta, trattenendo una ritenuta del 19% sugli interessi, mentre in Italia la ritenuta a titolo di acconto è del 26%, ma l’investitore deve comunque pagare la sua aliquota marginale, che può superare il 40%. Questa disparità potrebbe spingere gli investitori verso piattaforme estere.

Un altro ostacolo è rappresentato dalla mancanza di un mercato secondario autorizzato in Italia, a differenza di altri Paesi europei come la Spagna. Questa mancanza di liquidità può influenzare gli investimenti. Inoltre, la normativa italiana impedisce agli investitori retail di sottoscrivere titoli di debito emessi da società a responsabilità limitata (srl) sulle piattaforme, come per esempio i minibond, complicando ulteriormente lo scenario.

Le piattaforme italiane all’estero

Alcune piattaforme hanno anticipato queste sfide aprendo filiali all’estero. Ad esempio, Ener2Crowd ha aperto una filiale a Madrid nel 2022, anticipando l’entrata in vigore del Regolamento UE. Walliance ha acquisito la piattaforma francese Lymo Finance per diversificare le opportunità di investimento.

Le piattaforme stanno adottando strategie diverse per affrontare queste sfide. Walliance ha acquisito Lymo Finance per espandersi in nuovi mercati, mentre Recrowd punta a consolidarsi in Italia prima di esplorare opportunità internazionali nel 2024. Tuttavia, le piattaforme più grandi sembrano per ora focalizzate su consolidamento e raggiungimento di massa critica a livello nazionale.

Il successo del crowdfunding immobiliare

Il crowdfunding immobiliare ha dimostrato una dinamica diversa dagli altri segmenti, con una crescita significativa. Le piattaforme stanno cercando di attirare investitori attraverso opportunità immobiliari più leggibili e stabili rispetto alle startup.

Il consolidamento e l’aggregazione sembrano essere il trend del momento, con alcune piattaforme più piccole che stanno affrontando difficoltà a trovare progetti di qualità per presentare agli investitori.

Conclusioni

In conclusione, il 2023 ha presentato sfide e opportunità significative per il crowdfunding in Italia. Le piattaforme stanno cercando di adattarsi a un nuovo scenario normativo e competitivo, affrontando ostacoli come la disparità fiscale e la complessità delle autorizzazioni europee.

La ricerca di strategie sostenibili e la necessità di consolidamento delineano il futuro del crowdfunding italiano.

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